Il Tempo che mi Appartiene
- roberta gea
- 21 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Ci sono fasi nella vita in cui il tempo sembra non appartenerci più. Giornate che iniziano e finiscono senza che ci sia stato un vero respiro, un momento in cui ricordarsi chi siamo davvero. Ore che scivolano via dietro a doveri, orari, compiti e ruoli che ci tengono lontani dal nostro centro, dal battito naturale della nostra anima.
Negli ultimi tempi mi è capitato di vivere proprio questo. Un lavoro che riempie l’intera giornata, che mi costringe dentro una divisa che cancella la mia individualità, i miei colori, la mia voce. Mi sono trovata a osservare da lontano la mia stessa vita, come se fosse sospesa — e dentro di me ho iniziato a sentire un disagio sottile, poi sempre più profondo. Una sensazione di alienazione, come se stessi tradendo la mia natura.
Questo senso di disconnessione non è soltanto mentale o emotivo: è energetico. Quando viviamo lontani dai nostri bisogni autentici, quando non onoriamo i nostri tempi interiori, la nostra energia vitale si contrae. La luce si spegne piano piano, e con essa la nostra capacità di vibrare in armonia con ciò che ci circonda. Ci sentiamo “spenti” non perché la vita sia vuota, ma perché abbiamo perso il contatto con la nostra radice.
Il valore sacro del proprio tempo
Avere tempo per sé non è un lusso. È un diritto sacro, un atto d’amore verso la propria essenza. Il tempo personale è lo spazio in cui possiamo ascoltarci, percepire cosa ci nutre e cosa ci consuma, cosa ci accende e cosa invece ci svuota. Senza questo spazio, non possiamo crescere, né guarire, né creare.
Viviamo in un mondo che ci spinge costantemente a “fare”, a produrre, a mantenere ritmi che spesso non sono i nostri. Ma l’anima ha un ritmo diverso — lento, ciclico, silenzioso. E quando il corpo e l’anima si trovano a viaggiare su frequenze opposte, nasce la sofferenza.
Ho compreso che questa fase così difficile non è soltanto un momento di stress o stanchezza, ma una prova iniziatica. Un modo in cui la vita mi sta insegnando a non scendere più a compromessi con ciò che mi spegne. Un invito a chiudere vecchi cicli karmici fatti di adattamento, di silenzi, di ruoli che non mi appartengono più.
Ogni giorno di fatica diventa allora un atto di purificazione. Ogni ora trascorsa in un contesto che non mi rispecchia è come un respiro profondo che spinge fuori le tossine energetiche di vite — o anni — passati a compiacere, a nascondermi, a sopravvivere. E in questo “spurgare” riconosco il senso di ciò che sto vivendo: la liberazione passa sempre attraverso la consapevolezza e la resa.
Ritrovare il tempo attraverso il corpo e il respiro
Quando non abbiamo più tempo, la cosa più potente che possiamo fare è riprenderci un attimo. Non serve molto. A volte bastano pochi minuti di silenzio, di presenza, di verità.
Ecco un piccolo rituale quotidiano per ritrovare se stessi e radicarsi:
Trova un luogo calmo – anche solo per cinque minuti. Può essere in casa, in giardino o davanti a una finestra aperta.
Chiudi gli occhi e porta una mano sul cuore e una sul ventre. Respira lentamente e ascolta il ritmo naturale del tuo corpo.
Con ogni respiro, immagina di raccogliere tutti i frammenti di te che hai lasciato in giro durante la giornata — nei pensieri, nelle preoccupazioni, nel lavoro — e riportali dentro di te.
Senti i tuoi piedi radicarsi a terra, come radici che scendono nella profondità del suolo. Inspira luce, espira stanchezza.
Ripeti mentalmente:
“Io torno a me. Il mio tempo è sacro. Io scelgo di esserci, qui e ora.”
Rimani in ascolto ancora qualche istante. Quando riapri gli occhi, porta con te questa sensazione di centratura nel resto della giornata.
Una nuova forma di presenza
Forse la vera libertà non è avere tanto tempo, ma abitare pienamente quello che abbiamo .Essere presenti nei gesti semplici, ricordarci che anche nei momenti più difficili stiamo attraversando una trasformazione. Questo tempo che oggi mi sembra rubato, in realtà mi sta insegnando il valore profondo della mia identità.
Quando riuscirò a uscire da questa fase, lo farò portando con me una consapevolezza nuova: che il tempo non va solo gestito, ma onorato. E che ogni minuto speso a ritrovare me stessa è un atto di guarigione verso tutta la mia storia — passata, presente e futura.



Commenti